Catene forti anticrisi
Eurostat rileva che nel 2022 l’Italia ha visto un forte aumento dei fallimenti nel quarto trimestre (+38%) insieme a Francia (+64%) e Spagna (+55%). Iniziano a saltare quelle imprese che, ottenuti gli aiuti di stato Covid, non hanno sfruttato l’occasione per ristrutturarsi e rafforzarsi o sono state affossate dal successivo aumento dei costi a cui non hanno saputo o potuto far fronte pagando oggi l’amaro prezzo.
Questo fenomeno avrà ripercussioni su occupazione e crescita mettendo ulteriore pressione in vari settori industriali e commerciali.
Preoccupante è anche la serie di effetti collaterali che questi fallimenti inevitabilmente si trascinano dietro.
Perdere nel giro di breve uno o più fornitori strategici è rischioso se non vi sono piani alternativi già predisposti, oltre ad avere un probabile impatto sui costi variabili e sui tempi di consegna a clienti con possibili penali o perdita di clientela e di commesse.
Subire il fallimento di uno o più clienti importanti non stiamo nemmeno a spiegare che ricadute comporti.
A rischio in queste situazioni è sia lo stato patrimoniale che il conto economico insieme alla pianificazione dei flussi e quindi la solidità aziendale con la propria capacità di far fronte agli impegni economico finanziari.
Con il nuovo codice della crisi di impresa, inoltre, non si può più attendere molto prima di dichiarare una probabile crisi di insolvenza, anche se importata per cause esogene e magari con un portafoglio ordini e utili previsti di tutto rispetto.
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