03/12/2024

Il credito a rischio stretta

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Il sistema bancario europeo poggia su basi più solide del resto del mondo, ha assorbito meglio del resto del sistema lo shock di SVB e Credit Suisse.
Resta comunque a rischio di una ulteriore stretta creditizia dovuta a fattori tecnici e di merito.
Senza entrare in tecnicismi bancari, basti pensare che la disponibilità effettiva di liquidità degli istituti di credito è ben inferiore a quella virtuale.
Vuol dire che l’insieme dei depositi non corrisponde all’effettiva liquidità, essendo parte rilevante di tale liquidità occupata nei finanziamenti e mutui.
Se tutti insieme andassimo a prelevare le “disponibilità” metteremmo in crisi tutto il sistema.
Ciò fa si che la bontà di un istituto di credito e la sua credibilità abbiano una diretta connessione con la qualità dei propri crediti.
Vero è che hanno una riserva “congelata” in titoli di stato, considerati asset sicuri. Tra i primi tre istituti europei per asset in titoli di stato primeggiano Popolare di Sondrio e Bper con asset tra il 15% e il 17%. Oltre a non essere una quota che metta al completo riparo da sorprese tale percentuale inficia la redditività dell’istituto essendo un asset non particolarmente remunerativo se non a volte oneroso.
Va da sé che in questo periodo di “cigni neri” gli istituti europei, quindi anche gli italiani, dovranno porre particolare attenzione alla qualità del proprio portafoglio crediti, che dopo i finanziamenti covid indiscriminati e lo scossone della guerra appaiono un poco deteriorati.
Si dovrà correre ai ripari se si vuole garantire stabilità al sistema finanziario concedendo l’accesso al credito solo a chi garantisca un rating, ovvero la capacità misurata di poter restituire i finanziamenti, che migliori i parametri di qualità dei crediti esistenti.
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