Web Tax all’Italiana
La “web tax” italiana, o Digital Service Tax, è una misura introdotta per tassare i ricavi delle grandi multinazionali digitali operanti in Italia, con l’obiettivo di equilibrare la tassazione rispetto alle imprese tradizionali.
Introdotta inizialmente nel 2020 con un’aliquota del 3% sui ricavi delle aziende con fatturato globale superiore a 750 milioni di euro e almeno 5,5 milioni di ricavi generati in Italia, la tassa ha portato entrate minori rispetto alle aspettative.
Negli ultimi anni, infatti, il gettito è stato ben al di sotto delle proiezioni, con un incasso di 233 milioni di euro rispetto ai 700 milioni previsti.
Di recente, per rafforzare il gettito fiscale, il governo italiano ha deciso di eliminare queste soglie di ricavo, allargando quindi la base di aziende soggette alla tassa. Questa misura, prevista per entrare in vigore nel 2026, si unisce all’approvazione della Global Minimum Tax europea, che impone un’aliquota del 15% sui profitti delle multinazionali con ricavi annui globali superiori a 750 milioni.
La combinazione di queste normative dovrebbe portare un contributo annuo di circa 3 miliardi di euro alle casse dello Stato.
Tuttavia, l’applicazione di tali misure ha suscitato preoccupazioni: molte piccole e medie imprese italiane e attori del settore digitale temono che l’aumento dei costi fiscali possa frenare lo sviluppo dell’innovazione e ridurre la competitività.
Secondo Netcomm, un’associazione del settore e-commerce, sarebbe preferibile una tassazione basata sui profitti piuttosto che sui ricavi, in modo da considerare la reale capacità economica delle imprese e non danneggiare quelle con margini ridotti.
La web tax potrebbe avere diverse ricadute economiche sul settore dell’e-commerce e dell’innovazione digitale in Italia, con impatti significativi per le piccole e medie imprese (PMI) e per le multinazionali digitali operanti sul territorio.
Impatti Economici sull’E-commerce e Digital Innovation
Aumento dei Costi Operativi: La web tax estesa a tutte le aziende digitali, senza soglia di ricavi, aumenterebbe i costi per le PMI italiane che operano nel settore e-commerce.
Questo potrebbe portare a una riduzione dei margini di profitto, spingendo alcune aziende a trasferire parte dei costi aggiuntivi ai consumatori finali. Secondo Netcomm, una maggiore pressione fiscale potrebbe ridurre la competitività delle aziende italiane nel panorama internazionale, penalizzando settori già fragili.
Riduzione degli Investimenti in Innovazione: L’aumento del carico fiscale potrebbe scoraggiare gli investimenti nel settore digitale e rallentare la crescita della digital innovation. Le aziende potrebbero ridurre i budget destinati a ricerca e sviluppo o rinviare progetti innovativi per far fronte all’impatto della tassazione aggiuntiva.
Questo rallentamento nell’adozione di nuove tecnologie potrebbe indebolire l’intero ecosistema digitale e limitare le opportunità di sviluppo di nuove startup.
Penalizzazione delle PMI e Startup Digitali: Le PMI, essendo meno strutturate delle grandi multinazionali, sono particolarmente esposte ai rischi della web tax. Per queste aziende, che rappresentano il cuore dell’economia italiana, l’imposizione potrebbe trasformarsi in un ostacolo alla crescita, limitando la loro capacità di competere sia a livello nazionale che internazionale.
La pressione fiscale aggiuntiva potrebbe rendere più difficile per le startup entrare nel mercato o consolidarsi.
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